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L’olio di palma è un grasso da condimento commestibile di origine vegetale.
Viene estratto dal frutto delle palme da olio africane (Elaeis guineensis), delle palme da olio sud americane (Elaeis oleifera) e delle palme maripa (Attalea maripa).
Su questo ingrediente usato in gran parte per merendine e snack nella produzione industriale, c’è tanta confusione: chi lo difende, chi lo condanna. Con dati alla mano, facciamo un po’ di chiarezza.

Olio di palma, fa male all’ambiente?
Prima di approfondire gli effetti dell’olio di palma sulla salute umana, ci soffermiamo sul disastroso impatto ambientale.
La produzione di olio di palma è la causa principale della distruzione della foresta pluviale in Malesia e Indonesia; in queste aree geografiche è dislocata la produzione dell’87% dell’olio di palma immesso sul mercato globale.
L’habitat naturale delle popolazioni native, degli oranghi e di altri animali a rischio di estinzione, viene distrutto per fare posto alle piantagioni.
Non solo, la produzione di olio di palma arreca gravi danni all’ambiente ma viola i diritti fondamentali dell’uomo: nel Rapporto del Bloomberg Businessweek si legge che tra i circa 3,7 milioni di lavoratori impiegati nella produzione di olio di palma, sono migliaia i bambini lavoratori.
Allo sfruttamento minorile si aggiungono le condizioni di lavoro: i lavoratori devono affrontare pericoli e soprusi in uno scenario paragonabile alla vecchia schiavitù.

Olio di palma, fa male alla salute umana?
Ormai non c’è più alcuna giustificazione che tenga: continuare ad assumere cibi che contengono olio di palma è una scelta che porta a conseguenze gravi per la salute.
L’ulteriore conferma arriva da uno studio italiano: l’olio di palma – dicono le Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia – è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina.
Conseguenza: l’olio di palma provoca danni irreversibili, tra questi – oltre ai già dimostrati danni a carico del sistema cardiovascolare – il diabete mellito.
E assumere – anche inconsapevolmente – grandi quantità di questo grasso saturo non è poi così difficile.
Soprattutto per i bambini. L’olio di palma è infatti contenuto in molti prodotti della prima colazione, biscotti (anche quelli della prima infanzia) e merendine.
Nello studio portato avanti da Francesco Giorgino, professore dell’Università di Bari e coordinatore della ricerca, emerge che l’olio di palma agisce direttamente sulle cellule beta, distruggendole.
Di qui la produzione inadeguata di insulina. Sotto la lente una proteina – la p66Shc – contenuta tra l’altro anche se in quantità minore anche nel burro e nei formaggi.
“La proteina p66Shc – ha spiegato il professor Giorgino all’Adnkronos – è invece un potente induttore di stress ossidativo a livello cellulare. Agisce promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno, che sono in grado di danneggiare e uccidere le cellule.
E funge anche da amplificatore di altri fattori in grado di promuovere lo stress ossidativo, quali l’iperglicemia nel diabete e un aumento della produzione di fattori coinvolti nell’infiammazione”.

 

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